: La Settimana dei diritti umani con le parole che provano a cambiare il mondo

“Ci sono parole che cambiano il mondo. E poi ci sono le persone che quelle parole le vivono, le gridano, le cantano. A Rovigo, per una settimana intera, la città è diventata spazio di incontro, confronto, informazione e sensibilità: una comunità in cammino per i diritti umani. La Settimana dei Diritti Umani 2025 ha attraversato la città come un’onda luminosa di consapevolezza, arte e partecipazione. Il filo conduttore di quest’anno, Resistenza e resilienza, ha toccato corde profonde, portando alla ribalta le storie di chi, ogni giorno, sceglie di non voltarsi dall’altra parte. Dal diritto alla protesta alla libertà d’informazione, dalla tutela dell’ambiente alla lotta per l’uguaglianza, ogni evento ha contribuito a un unico racconto collettivo: quello di una società che sceglie di restare umana/che continua a credere nel cambiamento. Sette giorni intensi, ricchi di volti, storie, musica e coraggio. Questa è la cronaca di un festival che non è solo evento, ma esperienza collettiva. Un diario di voci, visioni e battiti. Un racconto necessario.”

Sabato 5 luglio è ad Adria che parte il viaggio della Settimana dei Diritti Umani: un’anteprima giovane, pulsante, che anticipa lo spirito dei giorni a venire. Un sabato sera in piazza Grotto, quello del 5 luglio, pensato dai giovani per i giovani, dove la musica è diventata voce e veicolo di espressione. Sul palco si sono alternate le Unplugged Beats, giovanissima band formatasi grazie al progetto … che con la loro freschezza hanno saputo rivisitare testi del passato riuscendo a farli rivivere con la voce di chi vive il presente guardando al futuro. Subito dopo è toccato a OBI, vincitore del Premio Giuria Popolare di Voci per la Libertà 2023, che ha presentato nuovi brani, riportato vecchi pezzi, confermando una maturità artistica capace di parlare al cuore e alla coscienza. L’evento, realizzato in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Adria e il Cocktail Bar Atipico, è stata l’occasione per presentare il progetto vincitore della Call for Ideas promossa da Voci per la Libertà, nell’ambito del progetto “Giovani Energie Padova Sud” di Fondazione IRPEA-ETS. Piazza Grotto si è trasformata in un luogo di condivisione, di ascolto, ma soprattutto di partecipazione. Un piccolo assaggio di cosa avrebbe riservato la settimana che si stava avvicinando…

14-21 LUGLIO, CENTRO STORICO ROVIGO

Prima di partire in questo viaggio di sette giorni è doveroso citare quelle “chicche” che durante tutta la settimana hanno caratterizzato il nostro festival. La Pescheria Nuova si è trasformata in uno spazio di memoria e riflessione attraverso due importanti mostre. “Breaking Free” è un’installazione toccante che racconta le storie spesso invisibili dei bambini nati da stupri di guerra e delle loro madri, un tributo alla forza e alla speranza che nasce dal dolore più profondo. Accanto, la mostra fotografica “La lotta, il coraggio e l’amore. 12 storie di violenza di Stato” di Antonio De Matteo e Amnesty Italia offre uno sguardo intenso e umano sulle vite segnate dalla resistenza e dalla determinazione, catturando emozioni che parlano al cuore di chi guarda.
 Parallelamente, nella Sala della Gran Guardia ha preso vita la collettiva fotografica “I Grant You Refuge”, dedicata alla popolazione civile di Gaza. Attraverso immagini potenti e commoventi, la mostra racconta le difficoltà, la resilienza e la speranza di chi vive in una delle zone più colpite dai conflitti, invitando a non dimenticare e a riflettere sul diritto di ogni persona a trovare rifugio e sicurezza.
 Queste esposizioni sono state inserite nel ricco programma culturale della Settimana dei Diritti Umani, offrendo occasioni di approfondimento e partecipazione, capaci di coinvolgere e far vibrare le coscienze di tutti i visitatori.

Anche il palato ha avuto la sua parte durante il festival, al nostro fianco abbiamo avuto produttori di qualità che hanno sostenuto il festival con le loro eccellenze.
 Durante gli eventi all’aperto aree ristoro a cura di Vojo Rovigo, microbirrificio agricolo rodigino nato dallo spirito di Stefano Oliviero e della sua famiglia, specializzato in birre artigianali prodotte con materie prime locali, oltre alla presenza della Gaza Cola, bevanda alternativa e solidale i cui profitti sono stati destinati alla ricostruzione di un ospedale a Gaza.
 Presso gli allestimenti della Pescheria Nuova ed in alcuni momenti del festival degustazione gratuita, offerta dalla gelateria Godot, del gusto “Amore, Pace e Gioia” realizzato dal mastro gelatiere Elio Palmieri che celebra proprio questi tre valori fondamentali. Iniziative che, in nome della filiera corta e della solidarietà, uniscono gusto e impegno civile.

Lunedì 14 luglio la settimana viene ufficialmente aperta con una giornata profondamente simbolica, che sceglie di partire dalle donne. Donne che resistono, che attraversano la guerra, che costruiscono ponti di pace, che trasformano il dolore in azione. Ed è proprio da loro che si apre il primo grande capitolo del festival.

L’appuntamento delle 18:00 è stato nella storica Sala della Gran Guardia, dove ad accogliere il pubblico è il percorso fotografico “I Grant You Refuge”, un racconto visivo dedicato alla popolazione civile di Gaza. Scatti che parlano di vita quotidiana sotto assedio, di bambini, di madri, di luoghi che chiedono giustizia. Ogni immagine accompagna lo spettatore in un viaggio difficile ma necessario, dove l’umanità emerge nitida anche nella devastazione. All’interno la sala si anima di voci forti e autorevoli con il dibattito “Guerra e pace. Le sfide del diritto internazionale”. Al tavolo siedono Ajna Jusić (presidente Forgotten Children of War), Alba Bonetti (presidente Amnesty International Italia), Cinzia Sciuto (direttrice di MicroMega) coordinate da Michele Lionello (Voci per la Libertà). I loro interventi intrecciano esperienze personali, responsabilità globali e riflessioni etiche, per esplorare il rapporto tra conflitti e giustizia globale, il ruolo del diritto internazionale umanitario durante i conflitti. Si parla di giustizia, di protezione, di memorie che non possono essere archiviate. Le parole scorrono con intensità, ma senza retorica: ogni frase porta il peso di chi conosce la realtà da dentro.

La giornata continua alla 19:30 presso la Pescheria Nuova, dove vengono inaugurate due mostre dal forte impatto emotivo alla presenza delle stesse Ajna Jusić e Alba Bonetti. “Breaking Free” racconta le storie di madri e dei loro figli nati come conseguenza degli stupri di guerra degli anni ’90 in Bosnia Erzegovina e “La lotta, il coraggio e l’amore. 12 storie di violenza di Stato”, firmata da Antonio De Matteo. In questo spazio sospeso, il silenzio diventa complice dell’ascolto. Le immagini non parlano da sole: sono accompagnate da sguardi, da incontri, da riflessioni spontanee tra chi visita e chi le ha vissute.

A chiudere la giornata è la proiezione del film “Womeness”, presso la Sala della Gran Guardia alle ore 21:30. In sala, insieme al pubblico, ci sono la regista Yvonne Sciò e la giornalista Angela Calvini. Il film racconta con delicatezza e forza l’universo femminile, tra fragilità e potenza, raccontando l’audace femminilità di cinque grandi donne del nostro tempo.Da Dacia Maraini a Emma Bonino, da Sussan Deyhim a Tomaso Binga fino a Setsuko Klossowska de Rola. Si riflette sul ruolo delle donne nella società contemporanea, sull’equilibrio difficile tra essere e apparire, tra libertà e aspettative sociali. Il dibattito che segue è spontaneo, sentito, intimo. Il pubblico presente è attento, presente con cuore e anima, tra chi condivide pensieri personali, chi si riconosce, chi ringrazia.

Martedì 15 luglio si apre sotto il segno dell’urgenza ambientale e della libertà di dissenso. Tre appuntamenti che, uno dopo l’altro, mettono al centro il diritto a farsi sentire, a denunciare, a non rimanere fermi. Una giornata che parla chiaro: la protesta non è solo legittima, ma necessaria.

Alle 18:00, nella Sala della Gran Guardia, lo schermo si accende con la proiezione del documentario di Ultima Generazione “Come se non ci fosse un domani”. Un titolo che è già una dichiarazione d’intenti, un invito a guardare in faccia l’emergenza climatica senza più rinvii. Ospite dell’iniziativa è Simone Ficicchia, giovane attivista di Ultima Generazione, che accompagna la visione con la sua testimonianza diretta. Le immagini raccontano azioni di disobbedienza civile, proteste nonviolente, vite in bilico tra attivismo e repressione, offrendo uno spunto potente per riflettere su quanto siamo disposti a fare – o a tollerare – pur di proteggere il pianeta.

Alle 19:30, nei Giardini delle Due Torri, si affronta uno dei temi più spinosi e attuali con un confronto intenso dal titolo “Libertà sotto assedio: tra censura e repressione del dissenso”. Sul palco, tra il verde e l’eco degli interventi, la giornalista Elisa Barion dialogando con il comico e autore Daniele Fabbri, noto per la sua satira pungente, e l’attivista Simone Ficicchia, volto di Ultima Generazione, ci ha mostrato il filo sottile che separa la critica dalla repressione, l’ironia dall’intimidazione, la protesta dalla criminalizzazione, attraverso un confronto serrato ma accessibile, fatto di esperienze personali ed ironia che non alleggerisce, ma affila. Dove si traccia il confine tra il legittimo compito dello Stato di mantenere l’ordine e il diritto inalienabile del cittadino a sollevare il dissenso? Non esistono risposte nette, ma in una democrazia autentica è il dubbio, non la punizione, a dover guidare la riflessione.

Rimanendo ai Giardini delle Due Torri, alle 21:30 è andato in scena “Le città invivibili”, un talk-spettacolo con ospite l’attivista climatico Giovanni Mori. Accompagnato da immagini evocative, dati, esperienze e scelte, Mori conduce il pubblico in un viaggio tra le crepe e le contraddizioni delle metropoli moderne: spazi affollati, cementificati, spesso ostili ai più fragili. Luoghi di opportunità ma anche di segregazione, consumo sconsiderato e disuguaglianze ambientali. Attraverso un linguaggio diretto, ironico e a tratti spiazzante, racconta al pubblico cosa significa abitare spazi che ci allontanano sempre più dalla qualità della vita e dal rispetto per il pianeta, facendo riflettere sulla possibilità di poter cambiare le città. Più che una conferenza, un racconto condiviso: fatto di dati, esperienze e scelte che ognuno è chiamato a compiere. Le città possono cambiare – è il messaggio che rimane – ma solo se si ha il coraggio di immaginarle diverse, più giuste, più verdi e, soprattutto, più vivibili per tutti.

Mercoledì 16 luglio si è aperto con una domanda cruciale: cosa significa oggi raccontare il mondo con responsabilità? Alle 18:00, nella Sala della Gran Guardia, il dibattito “Giornalismo e migrazioni: un altro sguardo è possibile” ha offerto un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo dell’informazione nella costruzione di uno sguardo più giusto e consapevole. I giornalisti Fabio Salamida (Wired, Fanpage) e Paolo Lambruschi (Avvenire) hanno messo in discussione il modo in cui le narrazioni dominanti – spesso frettolose, parziali o disumanizzanti – influenzano la percezione pubblica delle migrazioni. Il giornalismo, è emerso con forza, può e deve essere uno strumento di responsabilità civile, capace di dare voce e dignità alle persone e non solo ai dati. Un incontro importante, reso possibile anche grazie al sostegno del progetto SAI del Comune di Rovigo, che ha ribadito quanto il diritto a essere raccontati con rispetto sia un tassello fondamentale dei diritti umani.

Alle 19:30, nei Giardini delle Due Torri, l’arte è diventata linguaggio comune con “Speak Up! – Giovani, arte e diritti umani”, un evento creato dai giovani per i giovani. Non una semplice esibizione, ma un vero laboratorio di partecipazione collettiva. Uno spazio di confronto libero, inclusivo e creativo su temi che toccano da vicino i giovani. Un momento autentico di partecipazione attiva, che ha dimostrato quanto la consapevolezza delle nuove generazioni possa generare un cambiamento giusto e mettere le basi per un mondo migliore. Nel mentre, il cantautore Michele Mud intervallava questi momenti di confronto suonando brani propri che affrontano temi come giustizia sociale, dignità e libertà, e sullo sfondo, un’opera dell’artista Zentequerente prendeva vita e mutava aspetto, arricchendosi dei segni, dei colori, delle parole e delle emozioni di chi ascoltava e condivideva. L’evento è stato reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Banca del Monte di Rovigo, che ha scelto di credere nella forza espressiva e civile delle nuove generazioni.

Alle 21:30, la serata ha trovato la sua intensità più profonda con lo spettacolo “Era bello il mio ragazzo. Musica e parole di vita e lavoro”. Un titolo che già da solo racconta l’urgenza di non dimenticare. Sulle note del pianista Daniele Labelli, la voce intensa di Silvia Smaniotto e le interpretazioni dell’attore Marco Cargnelli la memoria viva di chi ha perso la vita sul luogo di lavoro ha attraversato il pubblico presente come un brivido carico di emozione. I brani musicali e le letture non sono stati solo accompagnamento artistico, ma strumenti per amplificare e radicare il senso del racconto: ogni brano, ogni lettura è stata scelta per rendere più nitido un messaggio che non può più essere ignorato: morire sul lavoro non è una tragica fatalità, ma una ferita sociale che ci riguarda tutti. Uno spettacolo necessario, sostenuto dalla IRSAP Foundation, che ha voluto dare voce e memoria a chi troppo spesso resta solo una statistica.

Giovedì 17 luglio è stata una giornata interamente dedicata alla tutela dei diritti LGBTQIA+, con appuntamenti che hanno saputo coniugare profondità, leggerezza e comunità. Un percorso tra esperienze, parole e performance, per ribadire che l’amore, in tutte le sue forme, è un diritto e non un’opinione.

Alle 18:00, nella Sala della Gran Guardia, si è aperto il dibattito “È l’amore che crea una famiglia”, realizzato in collaborazione con Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford. Valentina Bagnara e Susanna Lollini hanno portato in scena la complessità giuridica e umana, raccontando le conquiste e le contraddizioni di un Paese che ancora fatica a riconoscere pienamente l’uguaglianza. Un confronto sulla realtà delle famiglie omogenitoriali in Italia, tra diritti, ostacoli e quotidianità con la testimonianza di una famiglia che porterà la sua esperienza di vita nella società italiana. L’incontro ha generato un confronto vivo e necessario, in cui si è parlato di amore, responsabilità genitoriale e diritti negati, con una domanda ricorrente sullo sfondo: cosa significa davvero tutelare una famiglia?

Alle 19:30, nei Giardini delle Due Torri, la riflessione ha lasciato spazio a un momento più disteso ma altrettanto significativo, con un aperitivo musicale a cura di Cheriach Re. Le sue note hanno accompagnato il tramonto tra chiacchiere, sorrisi e incontri: un’occasione per abitare lo spazio pubblico con orgoglio, libertà e leggerezza. Ha presentato anche il collettivo transfemminista “Canta fino a dieci”, una rete di artiste e musiciste che promuove la parità di genere e l’autodeterminazione nel panorama musicale italiano, attraverso la condivisione di spazi, pratiche e narrazioni alternative. La musica ha fatto da collante in una cornice accogliente, dove ogni presenza era parte di un messaggio collettivo: esistere, visibilmente, è già una forma di resistenza.

Alle 21:30, sempre nei Giardini, la scena è stata tutta per Queer Stand-Up!, una serata in cui l’ironia è diventata strumento di affermazione e liberazione. Sul palco, le comiche Simonetta Musitano, Laura Pusceddu e Shatta Valli hanno trasformato vissuti e stereotipi in battute affilate, restituendo al pubblico la forza di ridere – e pensare – insieme. In questo spettacolo, tre straordinarie comiche queer hanno portato sul palco la loro voce, i loro corpi e le loro storie. Con ironia tagliente, intelligenza e tanta autoironia. I loro racconti hanno attraversato discriminazioni, cliché e contraddizioni, senza mai perdere il ritmo di una comicità pungente e autentica. In una società che spesso giudica i corpi e silenzia le voci, ridere insieme è stato un atto politico.

Venerdì 18 luglio è stata una giornata in cui il festival ha dato voce a storie che non possono essere dimenticate. Un percorso che ha attraversato la memoria, l’arte e la musica, con uno sguardo profondo su chi non ha più voce, su chi continua a cercarla, ma soprattutto su chi sceglie ogni giorno di usarla per raccontare un mondo oscurato dall’indifferenza.

Alle 18:00, nella Sala della Gran Guardia, l’incontro “La lotta, il coraggio e l’amore” ha portato al centro una delle ferite più difficili da guarire: quelle inflitte da chi dovrebbe proteggere. Elena Guerra ha raccontato con forza e lucidità la perdita di suo fratello, Mauro, ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da un carabiniere dopo aver rifiutato di sottoporsi a un trattamento sanitario obbligatorio illegittimo. La sua storia non è solo una vicenda personale, ma il simbolo di una fiducia spezzata: quella verso le istituzioni, verso chi dovrebbe agire per il bene delle persone, non contro di loro. Elena ha parlato della paura, di quella che nasce dopo una tragedia così, della consapevolezza che potrebbe succedere a chiunque, anche ai propri cari, di nuovo. Le sue parole si sono intrecciate con quelle di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che ha ampliato lo sguardo sul tema delle vittime dello Stato: casi troppo spesso ignorati, minimizzati o sepolti sotto versioni ufficiali incomplete. Un confronto potente, che ha lasciato spazio a domande scomode e necessarie.

Alle 19:30, nei Giardini delle Due Torri, la narrazione ha preso una direzione più poetica ma non meno intensa. Giulia Morello ha presentato, dialogando con Roberta Cusin, il suo libro “Sono innamorata di Pippa Bacca, chiedimi perché!”, dedicato alla figura di Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca, artista performativa che nel 2008, in viaggio per la pace, è stata violentata e uccisa in Turchia. A seguire “Radio Kappa Talks”, Assia Fiorillo ha presentato il suo brano “Cambia il vento” e, i quattro artisti emergenti in gara per il Premio Amnesty si sono raccontati al pubblico in una chiaccherata con Sonia Carraro. Parole e note, in cui ognuno ha condiviso le proprie ispirazioni, le proprie preoccupazioni ed i propri sogni per il futuro, concedendosi in una esibizione live, che ha anticipato la competizione vera e propria.

Alle 21:30, Piazza Vittorio Emanuele II si è accesa con l’avvio ufficiale del festival musicale “Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty”, che ha portato sul palco una serata ricca di emozioni. Ad aprire, la band rodigina Alysson, che ha scaldato il pubblico con un sound potente e personale. Poi, la prima semifinale del Premio Amnesty Emergenti, con le esibizioni di Lady Sox, da Pisa, con “Senza Ragione”, Andrea Kabo, da Milano, con “100 Anime”, Manuela Zero, da Napoli, con “Le carezze di Giulio” e Stona, da Alessandria con “Puntine”. Quattro artisti, quattro stili diversi, ma un unico filo rosso: l’urgenza di raccontare il mondo e prendere posizione.

Gran finale con gli Statuto, storica band ska italiana, che ha trasformato la piazza in un’esplosione di ritmo, fiati e movimento. A condurre la serata, il trio formato da Savino Zaba (RAI), Manola Borgato (Radio Kappa) e Carmen Formenton (Voci per la Libertà), che ha guidato il pubblico attraverso un viaggio tra musica e parole. Tra battiti e sorrisi, la musica è tornata ad essere il linguaggio più diretto per dire: siamo qui, siamo vivi, abbiamo ancora qualcosa da dire.

Sabato 19 luglio alle 18.00, nella Sala della Gran Guardia, l’incontro “Testimoni di coraggio: voci di un’Italia che protegge la protesta” ha fatto emergere storie potenti. Parisa Nazari e Sadaf Baghbani, attiviste iraniane, hanno raccontato cosa significhi vivere in un Paese dove manifestare può costare la libertà o la vita, dove essere donna e scendere in piazza è un atto di ribellione e di sopravvivenza. Mohamed Dihani, ex prigioniero politico marocchino, ha condiviso la sua vicenda segnata da torture e carcere per aver alzato la voce contro l’oppressione. Federico Simonazzi, attivista italiano, ha spostato la lente sulla repressione interna: dalle denunce ai fogli di via, fino all’isolamento mediatico. Le loro voci, pur diverse, si sono intrecciate in un’unica grande verità: senza il diritto di protestare, nessun altro diritto è davvero garantito.

Alle 19.30, ai Giardini delle Due Torri, Radio Kappa Talks ha ospitato il secondo appuntamento di approfondimento e musica dal vivo, dando spazio a una riflessione profonda sulla scena musicale contemporanea. È stato presentato “Musicarpia – guida femminista per una musica sovversiva e collettiva” con l’autrice Federica Pezzoni: un testo che non solo svela gli aspetti storicamente patriarcali del mondo della musica – tra discriminazioni, stereotipi, silenzi e marginalizzazioni – ma offre anche strumenti, buone pratiche e consigli concreti. Un manuale vivo, costruito su esperienze reali e su un approccio intersezionale, collettivo, basato sulla condivisione e sulla sorellanza: per riuscire, insieme, a cambiare musica. Spazio, poi a Sonia Carraro e alla chiacchierata a quattrocchi con il secondo gruppo di emergenti in gara, in un intreccio di parole e musica, in cui ciascuno ha condiviso ispirazioni, inquietudini e sogni, prima di regalare una performance live che ha fatto da preludio alla competizione vera e propria.

La serata si è accesa alle 21.30 in Piazza Vittorio Emanuele II, con l’energia electro-pop di Artika, giovane artista rodigina che ha scaldato il pubblico con la sua presenza intensa e vibrante. Subito dopo, la seconda semifinale del Premio Amnesty Emergenti ha visto esibirsi Giovanni Segreti Bruno, da Cosenza con “Notre Drame”, Manù Squillante, da Salerno, con “Vizi e Virtù”, Margine, da Pesaro, con “Io Capitano”, Samsara, da Bologna con “Destini diversi”. Artisti a tutto tondo con un denominatore comune: la volontà di usare la musica per raccontare, denunciare, emozionare. A seguire l’esibizione di Martina Attili, ospite speciale e candidata al Premio Amnesty Big con il brano “Eva e Adamo”. Con la sua voce unica e uno stile visionario che mescola dolcezza, inquietudine e potenza narrativa, Martina ha portato sul palco una performance intensa e intima, capace di toccare corde profonde. Artista emersa giovanissima con “Cherofobia”, ha dimostrato ancora una volta quanto la sua musica sia uno spazio di riflessione e libertà. A chiudere la serata l’atteso annuncio dei cinque finalisti ufficiali che si contenderanno il Premio Amnesty International Emergenti nella serata conclusiva di domenica: Manú Squillante, Giovanni Segreti Bruno, Andrea Kabo, Manuela Zero e Lady Sox.

Domenica 20 luglio, l’ultima giornata del festival è stata un inno conclusivo alla bellezza dell’impegno, dell’arte come voce che resiste e che racconta, e della musica come legame profondo tra persone e diritti. Un percorso che si è chiuso con la stessa intensità con cui era cominciato: ascolto, confronto, emozione condivisa.

Alle 18.00, nella Sala della Gran Guardia, si è tenuto l’incontro “Arte e diritti umani”, che ha portato al centro della scena il potere trasformativo dell’arte, capace di raccontare il mondo che ci circonda e di accendere riflessioni profonde. Un dialogo a più voci tra Francesca Corbo, responsabile del programma arte e diritti umani per Amnesty Italia, Federica Sabatini, attrice e attivista, e Savino Zaba, conduttore RAI, che ha guidato l’incontro. Il confronto ha affrontato il ruolo cruciale che la cultura può avere nel rendere visibili le ingiustizie e nel dar voce a chi non l’ha. A chiudere, la proiezione del docufilm “Human Lights”, dedicato ai 50 anni di Amnesty International Italia.Un racconto corale attraverso le voci, le esperienze e le azioni di attivisti,volontari e testimonial che hanno segnato la storia della sezione italiana dell’organizzazione.

Alle 19.30, nell’androne della Gran Guardia, il pubblico ha partecipato all’ultimo “Radio Kappa Talks”, che ha visto protagonista Claudio Agostoni, storica voce di Radio Popolare, intervistato da Enrico de Regibus. Attraverso il libro Le geografie di Pasolini, Agostoni ha raccontato un viaggio affettivo e politico nei luoghi vissuti e narrati da Pier Paolo Pasolini, restituendo il senso profondo della sua opera e delle sue visioni. Subito dopo, è stato presentato il progetto musicale Jenco, una fusione poetica e sonora che nasce dall’incontro tra Giacomo Stallone e Luca Pedretti. Le loro canzoni sono intime, sincere, forgiate da fragilità ed emozioni profonde, dove il cantautorato si fonde con sonorità acustiche, indie, pop e soul. Un duo capace di trasformare due chitarre e due voci in un’orchestra emotiva, che parla di sé ma riesce a parlare anche di tutti noi.

Alle 21.30, Piazza Vittorio Emanuele II ha ospitato il gran finale del festival con l’atto conclusivo del Premio Amnesty Emergenti, con l’esibizione dei cinque artisti finalisti: Manú Squillante, Giovanni Segreti Bruno, Andrea Kabo, Manuela Zero e Lady Sox. Ciascuno ha riportato sul palco il proprio messaggio, le proprie lotte, trasformando la musica in strumento di identità, consapevolezza e denuncia. A seguire Marcondiro e Nour Eddine, a cui è stato assegnato il “Premio Voci per la libertà”per “Anime migranti”, progetto artistico e musicale che racconta storie di viaggio, sradicamento e nuova appartenenza, in un dialogo tra culture che diventa esperienza condivisa. Il palco si svuota per lasciare spazio all’ospite speciale della serata: Paolo Jannacci, candidato al Premio Amnesty Big con “L’uomo nel lampo”. Artista raffinato, compositore, pianista e interprete, Jannacci ha emozionato con un set elegante e intenso, in cui ogni nota ha saputo raccontare l’umanità che abita le sue canzoni. Un finale coinvolgente e profondo, che ha lasciato il pubblico con un senso di pienezza e di connessione.

A chiudere la serata, il momento atteso delle premiazioni, che ha celebrato il talento, l’impegno e la passione dei cinque artisti finalisti in gara. Vincitore del Premio Amnesty Italia Sezione Emergenti è Giovanni Segreti Bruno a cui va anche la Targa MEI, a Manuela Zero il Premio della Critica, mentre ad aggiudicarsi il Premio della Giuria Popolare è Lady Sox. Andrea Kabo ha ottenuto il Premio dello staff di Voci per la Libertà. 

UN RACCONTO COLLETTIVO

Concludere una settimana intensa come quella appena vissuta con la Settimana dei Diritti umani significa fermarsi un momento e riconoscere tutto ciò che è accaduto: le voci che si sono sollevate, le storie che abbiamo ascoltato, le emozioni condivise. Sono stati sette giorni vibranti, pieni di significato, che hanno dato spazio a chi troppo spesso viene messo a tacere, e hanno mostrato come l’impegno e la volontà di fare la differenza possano diventare un vero atto di resistenza, di resilienza e di speranza.

Abbiamo parlato di libertà d’espressione, di repressione, di giustizia sociale, di discriminazioni di genere, di migrazioni, di carceri, di nuove forme di partecipazione e di lotta. Abbiamo ascoltato testimonianze coraggiose, storie difficili, ma anche sogni e visioni di un futuro più giusto. Ogni incontro, ogni esibizione, ogni parola detta sul palco o in mezzo al pubblico ha contribuito a costruire un racconto collettivo: quello di una comunità che non smette di credere nella forza del cambiamento.

Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza le persone che ci hanno messo cuore, tempo ed energie.

Un ringraziamento profondo e sincero va ai volontari e alle volontarie, che con passione e dedizione hanno reso possibile ogni singolo momento del festival: dall’accoglienza alla logistica, dalla comunicazione alla gestione degli spazi, dalla cura tecnica ai sorrisi regalati a ogni ora del giorno. La loro presenza costante è stata l’anima silenziosa ma fondamentale di questo evento.

Un grazie sentito anche a tutte le associazioni, gli enti, le realtà del territorio e nazionali che hanno collaborato con impegno, portando contenuti, relazioni, competenze e visioni. La loro adesione ha trasformato questa settimana in un’esperienza condivisa, arricchente e piena di connessioni vere.

E infine, grazie a chi ha partecipato: al pubblico che ha ascoltato, che si è emozionato, che ha fatto domande, che ha sostenuto gli artisti, che ha portato con sé un pezzo di tutto questo.

La settimana dei diritti umani finisce, ma non si chiude: resta nei gesti quotidiani, nelle scelte, nelle parole che decideremo di usare, e nella musica che continueremo a far vibrare per dare voce a chi non ce l’ha.

Grazie di cuore.

Associazione capofila: Voci per la libertà

Promossa da: Amnesty International Italia, Arci Rovigo, Avvocato di strada, Centro Servizio Volontariato Padova e Rovigo, CGIL Rovigo, Circolo Arci 2 giugno 1946, Circoscrizione VTAA di Amnesty International, CISL Padova e Rovigo, Cooperativa sociale Porto Alegre, Emergency Rovigo, La Fionda di Davide, Legambiente Rovigo, Mediterranea Saving Humans Polesine – Rovigo, Politropia Arcigay Rovigo, Radio Kappa, Spazio T, UIL Rovigo.

Con il supporto di: ACLI Rovigo, Artinstrada, Associazione REM, Caritas Diocesana Adria Rovigo, Centro di Documentazione Polesano, Centro Francescano Ascolto, Circolo Arci La Boje, Di tutti i colori Cooperativa Sociale, Il Manto di Martino, Il dono di Rossana, Libera Rovigo, Ordine degli avvocati di Rovigo, Peter Pan Group Cooperativa Sociale, Vivi Rovigo APS, Zico.

Con il sostegno e la collaborazione di: Comune di Rovigo, Amnesty International Italia, Circoscrizione VTAA di Amnesty International, Centro servizi di Volontariato Padova e Rovigo, CGIL Rovigo, SPI Cgil Veneto, CAF Cgil, CISL Padova e Rovigo, CAF CISL, UIL Rovigo, IRSAP Foundation.

Iniziativa sostenuta da: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Progetto finanziato: tramite fondi dell’8×1000 della Chiesa Cattolica

Con il contributo di: Fondazione Banca del Monte di Rovigo, Coop Alleanza 3.0, Banca Annia, Lega Coop Veneto.

Media partner: Rai Radio 1, Avvenire, Micromega, Radio Popolare, Radio International, FunnyVegan, ViaVaiNet, Radio Elettrica, Radio 41, La Settimana, Noise Symphony, Indieffusione,  Radio BlueTu, Radio Kappa, Remweb, Lattemiele, Love Fm, Ritmo80, Rovigo Info Città.

Partner tecnici: APS Consulenza Formazione Sicurezza, Birrificio Vojo, Gaza Cola, Gelateria Godot, ARS audio & light, Press4All, Mei – Meeting degli Indipendenti, Rete dei Festival, Mondo Live, Studioartax, IdeeGrafiche, Musica nelle Aie, PeM – Parole e Musica